Seleziona una pagina

L’inclusione, qualunque cosa si intenda con questa parola, nello sport è qualchecosa di fattivo. Sempre di più.

Alcuni sport hanno effetti propedeutici e aiutano ad includere in modo più semplice (esempio classico quello dei detenuti che praticano il rugby), altri aiutano a tornare alla vita chi è stata vittima di qualcosa (abuso, bullismo, riabilitazione post incidente). In generale tutti gli sport aiutano la società a trovare compattezza e a ritrovarsi dietro al valore ludico e umano dello sport. In questo lo sport è altamente sostenibile (rifacendosi alle 5 P di un post precedente, ricordi?)

Leggendo però, quanto vuole fare la “cancel culture”, ad esempio con il Natale, faccio fatica a vedere come lo sport possa seguire questa strada. Anche se in alcuni casi abbraccia superficialmente alcune battaglie ideologiche.

La “cancel culture” dice in soldoni che per essere tutti uguali e rispettosi vicendevolmente dobbiamo cancellare tutte le differenze che ci sono tra noi, rendendo ogni cosa neutra. Il problema però nasce alla base, nello sport sono proprio le differenze a renderlo quello che è e sì sa, la realtà non ama essere politicamente corretta.

Penso alla differenza tra uomo e donna e al problema dei trans che competono in sport al femminile. La loro struttura fisica, da un punto di vista strettamente scientifico, è differente e può esprimere più potenza di un corpo femminile. La loro inclusione in competizioni rosa è una mancanza di rispetto per le atlete più meritevoli che si vedono, spesso, sovrastate da un corpo in tutto e per tutto maschile.

Penso allo strapotere di determinate razze o nazioni in alcuni sport, nati e vissuti in un ambiente ideale per quel tipo di sport, si ritrovano naturalmente a dominare quella specialità sportiva.

La reale inclusione è altro. Punta con lo sport ad abbattere le differenze di razza, religione, credo politico o altra motivazione di divisione tra essere umano ed essere umano. La sessualità e la differenza tra corpo da uomo o da donna sono qualcosa di invalicabile, così come il fatto di essere nato e vissuto in un determinato luogo. Sarebbe bello vedere trans competere senza alcun tipo di discriminazione in una competizione maschile, esattamente come non c’è discriminazione di nazionalità.