In questi giorni si susseguono i commenti dolenti di dirigenti e campioni di sport come il basket e il volley sulla poca capienza dei palazzetti sportivi alla riapertura della stagione.
Chi ci segue però sa che la capienza al 35% degli stadi/palazzetti era stata già prevista da uno studio di cui abbiamo parlato il 30 novembre dell’anno scorso: il famoso Restart19. Questo fa riflettere sul fatto che, la maggior parte della dirigenza di vertice di alcuni degli sport più seguiti, non si sia aggiornata su un problema tanto grave quanto di necessaria risoluzione immediata.Il Covid non ci aspetta. Si parla senza conoscenza della materia, a vanvera.
Quasi un anno per prepararsi, dunque, ma senza fare nulla a riguardo se non lamentarsi. Il problema è sempre il solito: la poca professionalità di azione. Leggo ad esempio su “Superbasket” le lamentele di varie realtà sportive di serie A sul dispendio economico nella gestione di una capienza al 35% e della mancanza di introiti da palazzetto, ma noto anche che se da una parte ci si lamenta dall’altra non si lesina sugli acquisti di giocatori. Se sai di essere in difficoltà economica cerchi di limitarti e di fare con quello che passa il convento, in tutti gli ambiti, anche tecnici. Non si può pensare di accollare eventuali passivi a terzi (Stato, Regione, etc.), una filosofia aziendale sana passa dalla sostenibilità economica, l’alta professionalità della dirigenza passa dalla ricerca di limitare i centri di costo (specie in momenti difficili come questi) e di massimizzare i centri di ricavo cercandone anche di nuovi.
Cercare nuovi centri di ricavo significa anche innovare lo sport, se lo sport indoor ha una gestione problematica a causa del Covid (non parliamo di prima squadra ma di giovanili) perchè non incrementare lo sport outdoor. Il basket vive, specie a Milano, il boom dei playground; perchè non diffonderli e costruire su questo il futuro delle realtà sportive? La pallavolo ha nel beachvolley una specialità molto interessate e spettacolare, perchè non fare maggiori investimenti su questo ambito specifico?
Tengo però a sottolineare e concludere sottolineando come studi sulla capienza massima siano a disposizione da 12 mesi o più, ma davvero le realtà sportive di vertice non ne sapevano nulla o peggio non hanno fatto nulla pur sapendo? Questo è forse il punto dolente più grande e grave su cui sui farsi domande e riflettere attentamente.
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